Pontile petroli, e’ guerra Gaeta – Formia. Antonio Ciano: “Se lo prendesse Formia, si’ al federalismo portuale”

E’ stato pubblicato anche dal giornale locale Latina Oggi, lo ‘sfogo’ di Antonio Ciano, ‘assessore al Demanio del Comune di Gaeta, che replica alle proteste degli amministratori comunali di Formia, i quali non vogliono lo spostamento del pontile petroli verso Vindicio, cioè da Gaeta verso Formia.
Lo spostamento del pontile petroli è stato deciso grazie al recente accordo stipulato con l’Eni per la dismissione (e successiva riqualificazione) di parte delle aree (la cosiddetta piana di Arzano) occupate da decine d’anni, quando a Gaeta sorgeva un importante centro per la raffinazione del petrolio.
Tele Etere Golfo (una telestreet locale di Gaeta), ha approfondito le tematiche di tale accordo (denominato Protocollo Eni), nella trasmissione ‘Vicolo stretto’ di un paio di mesi fa, con una presentazione che spiega cos’è il protocollo Eni e un dibattito in studio con esponenti della maggioranza e dell’opposizione: ecco il video (nei primi minuti una breve presentazione che spiega a grandi linee la storia della raffineria di Gaeta e l’esigenza del piano di dismissione dell’area industriale di Arzano).
Ma torniamo al punto cruciale della ‘guerra’ tra Formia e Gaeta di questi giorni, ovvero le divergenze d’opinione sullo spostamento del pontile petroli, che secondo i formiani danneggerebbero le attività degli operatori turistici di Vindicio (la spiaggia di Formia confinante con Gaeta), mentre secondo i gaetani è un intervento necessario per salvaguardare gli abitanti di quartieri di Gaeta come la Peschiera e Calegna.
L’assessore Ciano risponde così su Facebook alle proteste di Formia.
In questi giorni abbiamo letto sui giornali della battaglia che alcuni operatori balneari di Vindicio stanno conducendo contro il pontile dei petroli che dovrebbe essere spostato dalla zona Peschiera all’interno del Porto commerciale di Gaeta. il Partito del Sud, che amministra la città con la lista Raimondi, ha le idee molto chiare sulla questione. Noi siamo stanchi di sentire, ad ogni piè sospinto, nani e ballerine, politicanti di mestiere, operatori balneari accusare la nostra città di chissà quale manovra. Questi signori devono sapere che la nostra città non ricava un centesimo dal Porto, nè dalle accise. Questi signori devono sapere che Gaeta è una colonia sabauda, ancora oggi, e siamo sottoposti ad una colonizzazione senza pari. L’80% del nostro territorio non è amministrabile dalle forze politiche democraticamente elette. Questi signori devono sapere che l’Eni è propretaria della piana di Arzano, che l’Autorità Portuale gestisce il traffico portuale, che la capitaneria di porto interviene secondo le leggi sulla navigazione. Il comune di Gaeta è’ parte in causa solo perchè detti siti insistono sul territorio della nostra città. Molti sono i formiani che lavorano nel porto, certamente molto più che gli operatori balneari di Vindicio. Il porto di Gaeta dà allo stato 500 milioni di lire ogni anno, e alla nostra città non rimane un centesimo, senza contare le accise. A noi le polveri e l’inquinamento. Tutto è regolamentato dalle leggi statali. L’Eni ha una raffineria morta che copre tutta la piana di Arzano e parte di Casalarga. Occupa, se non andiamo errati 30 dipendenti.
Il Comune di Gaeta, con il Consorzio industriale, ha chiesto all’ENI la dismissione di 250 mila mq della piana di Arzano, vitali per il futuro della nostra città,per lo sviluppo del porto, per spazi comunali nei quali dovrebbero nascere strutture sportive. All’interno di quell’area vi è un deposito strategico, il cui petrolio serve la Nazione intera. L’attuale pontile dei petroli è situato a cento metri dalla Peschiera, le cui tubazioni attraversano detto quartiere, Calegna e l’intera Piaia. Una bomba, potente. Negli anni passati scoppiò una petroliera francese, gli abitanti della Peschiera fuggirono sulla collina dei Cappuccini, gli scoppi ruppero tutti i vetri delle finestre. Noi gaetani subiamo questa colonizzazione da 150 anni, siamo stufi. Siccome i formiani non vogliono che questo pontile si faccia in zona portuale, chiederemo allo Stato di spostarlo ancora più a Sud, ossia nel porto di Formia, oppure a Scauri. Formia, a causa di una bombetta dell’ultima guerra mondiale, ha fatto evacuare molti suoi concittadini, ha bloccato le strade di collegamento per 15 giorni. Noi conviviamo con le petroliere, noi gaetani dobbiano subire questa colonizzazione e alcuni stabilimenti balbeari si ribellano a ciò. Questa è pazzia, follia pura. Allochiamo detto Pontile a Vindicio. Dividiamoci l’inquinamento, dividiamoci i pericoli. Il deposito strategico serve alla Nazione Italia, non alla nostra città, sia chiaro. Per far posto al Porto è sparita la spiaggia di Arzano, che era più bella di quella di Vindicio. Il porticciolo di Formia, causa le correnti, ha fatto sparire la spiaggia di vindicio, che una forte sciroccata, negli anni passati l’ha devastata. Vindicio è una spiaggia artificiale, ricostruita con sabbione di fiume, quel sabbione, un giorno, arriverà sulle nostre coste inquinandole, e noi stiamo zitti. Gli operatori balneari di Formia si preoccupassero della salmonella che sta invadendo la loro costa, si preoccupassero del fossato di Pontone, una vera fogna a cielo aperto, che raccoglie i liquami della zona. Speriamo intervenga l’Arpa, è in gioco la salute dei formiani, dei turisti e di moltissimi gaetani che vivono nella valle omonima.
Quella è terra cajetanorum. Tutte le terre di Vindicio e parte di quelle di Castellone di Gaeta appartengono a famiglie gaetane, pagavano la Fondiaria a Formia. Ci meravigliamo che i politici del Golfo abbiano aderito a queste contumelie, è sintomo grave, è sintomo di ignoranza assoluta. Aveva ragione il sindaco Giovanni Cesarale, che nel dopoguerra, in un comizio famoso ebbe a dire che per per formare dei buoni marinai, serviva si la scuola, ma senza un padre pescatore, sarebbe stata ardua l’impresa. Fate ricorso, o politici, fate ricorso, potremmo farne uno noi, per spartirci in parti uguali i pericoli. Per 60 anni il pontile dei petroli è stato sul nostro territorio, per altri 60 se lo prendesse Formia, per poi passarlo a Scauri. Pari e patta. Speriamo nella saggezza dei giudici. I politici del Golfo dovrebbero aderire ad un progetto serio, il federalismo delle nostre coste. La Lega sa fare gli interessi dei padani, i politici di destra e di sinistra si accondano a quegli interessi e, in parlamento li votano. Il partito del Sud, e non da oggi, chiede il ritorno dell’acqua salata alle competenze dei comuni rivieraschi. I sindaci di Formia e di Minturno dovrebbero associarsi a questa nostra richiesta. Gli operatori balneari pagano allo Stato la concessione, il comune deve pensare alla pulizia delle spiagge, ai servizi e alla sicurezza in mare. Siamo una colonia e non lo sanno. Con un sano federalismo quei soldi finirebbero nelle casse dei comuni. I 500 milioni che ogni anno, dal porto di Gaeta vanno ad arricchire la Padania, con un sano federalismo portuale, potrebbero arricchire le città del Golfo.
[foto inizio articolo: Antonio Ciano, fondatore di Telemonteorlando e assessore gaetano, con la sua immancabile telecamerina – foto tratta dal suo profilo Facebook]
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