Elezioni 2012 a Gaeta, il paesino con troppi candidati. Chi votare? L’opinione di Ludik

Gaeta probabilmente quest’anno entrerà nel guinness dei primati come città con il più alto rapporto tra candidati e votanti alle elezioni amministrative.
La mia è una provocazione, ma poco ci manca: se in una città con poco più di 20000 abitanti (21546, per la precisione), e con dunque meno (molto meno) di ventimila elettori, alle elezioni comunali si presentano in 437 (quattrocentotrentasette, pazzesco), e ben otto sono i candidati sindaco (manco fosse un capoluogo di provincia da centinaia di migliaia di residenti ed elettori) qualcosa su cui riflettere c’è.
Ora, che le elezioni comunali non siano un gioco, ma una sfida infernale per accaparrarsi quanti più voti possibile, ce ne siamo accorti da tempo.
Il buon Ludik sul suo blog riesce a cavalcare l’onda di questa campagna elettorale per le comunali 2012 a Gaeta con due articoli interessanti, che consiglio di leggere, parola per parola.
In entrambi traspare l’interrogativo che preme su tutti noi elettori. Chi votare? Il meno peggio, perché questo è il punto.
Nel primo articolo, dopo le considerazioni sull’eccessivo numero di candidati e una citazione di Gramellini (“Praticamente significa un candidato ogni 45 gaetani, poppanti compresi. Siamo al delegato di condominio.“), prosegue così:
La novità rivoluzionaria dell’elezione di Anthony Raimondi, detto l’Americano, cinque anni fa, civico che fece saltare gli schemi del bipolarismo destra-sinistra, si è afflosciata nella banalità deprimente della sua amministrazione. […]
“Vado a cena con Fazzone, ho tanti amici manco me li fossi comprati e ho pelo sullo stomaco quando basta per essere stato dirigente al Comune di Fondi nel mezzo della bufera però vi faccio stare tranquilli, con una faccia così mi dareste in marito pure alle vostre figlie” pare dire il 42enne Cosimino Mitrano. Il suo volto spunta ovunque, sulle bustine di zucchero nei bar e perfino sui manifesti affissi nei Comuni limitrofi, un incrocio tra Angelino Alfano e Gigi D’Alessio, sorriso mite e pugno di ferro che gli sono valsi il soprannome di Coniglio Mannaro (come il Forlani dei vecchi tempi). […]
[…]
Sul corso può capitare di incontrare gli uomini e le donne della sinistra gaetana, sempre con quell’indecifrabile sorriso un po’ triste e un po’ no. L’ex socialista ed ex piddino Salvatore Di Maggio, assieme a Sel e Idv e liste varie, […]. La sora Pina Rosato, prima donna aspirante sindaco nella storia gaetana (meglio tardi che mai), che ha dovuto rifare tutti i manifesti quando il Pd – dilaniato al suo interno – non le ha concesso l’uso del simbolo, “ma guardatemi, io sono come le massaie di una volta, la tiella la cucino con quello che c’è”. E poi il rifondarolo Benny Crocco (“un sindaco disoccupato, che male c’è?”), il civico di destra Salvatore Cicconardi (“io civico lo ero già vent’anni fa”), il civico di centrosinistra Di Bernardo (“mi dicono tutti che sembro una brava persona, ma non so se serve”), il fuoriuscito dal Pdl Giovanni Erbinucci (“mi merito di fare il sindaco, ho anche una certa età ormai”).
Pare di sentirli, come se parlassero a ognuno di noi, come se elemosinassero un po’ della nostra attenzione, “dai, in fondo non mi hai votato e sopportato fino a ieri?”. [..]
Nel secondo articolo l’analisi è più graffiante, Ludik svela retroscene e debolezze della ‘carica dei 437 candidati’ e soprattutto dei candidati sindaco.
Tre le ideali figure macchiettistiche delle elezioni per il comune di Gaeta:
Uno è “il Parafulmini”. Destinato a catalizzare gli umori cittadini, l’uomo prima fatto oggetto di osanna popolari e oggi ritenuto responsabile di tutti i mali del luogo. [..]. La figura si attaglia a quella di Antonio Raimondi. [..]
Tenere un profilo più autorevole da “sindaco” e meno da “Braveheart alle vongole” gli gioverebbe. Invece non si limita a vantare i risultati ottenuti, ma sfotte, polemizza, litiga, “o me o il male assoluto”. […]
Nella sue liste ci sono imprenditori autoproclamati capipopolo, ceto riflessivo di centrosinistra, consiglieri all’altro giro eletti con 50 voti e ora speranzosi di ripetere il miracolo, parenti del sindaco.
Uno è “il Predestinato”. Colui che vive nel celeste regno di chi sente già la vittoria in tasca e la fascia tricolore sulle spalle. Ha esperienza amministrativa, una tv locale e un parco regionale da usare come passerella, sa leggere e scrivere, […], l’arcivescovo gli da amichevoli pacche sulle spalle in ogni sagrestia, è in testa in tutti i sondaggi. Il ruolo calza a pennello su Cosimino Mitrano,[…] unito dalle liste di giovanotti vagamente camerateschi fino agli attempati avvocati dell’Udc.
Il Fantasma di Fondi, col suo passato da dirigente nel Comune ai tempi dello scandalo mafia (sebbene lui non risulti indagato o coinvolto in mezza indagine), lo perseguita ma non lo danneggia. La demonizzazione non gli toglierà mezzo voto, e mette in secondo piano il suo vero lato oscuro, e cioè i vecchi arnesi politici che si è tirato dentro nella sua coalizione, nonostante gli iniziali proclami di rinnovamento. Il discusso ex sindaco Magliozzi non c’è (accasato con le civiche di Cicconardi) ma i magliozziani ci sono tutti. […] Accettare un duello con gli avversari, anche in territorio ostile, gli farebbe bene.
Uno è “il Rimosso”. [..] Come definire, se non un suicidio politico, la vicenda del primo partito italiano (il PD, nda) che [..] rinuncia a presentarsi agli elettori col proprio simbolo, in una cittadina di media importanza dove, in teoria, era già al governo? È il destino infausto del centrosinistra gaetano, ma non solo. “Rimosso” sta scritto su alcuni manifesti,[..]
È un campo minato: tutti odiano tutti, e chiunque faccia i conti su quei voti per un eventuale ballottaggio (ci sperano sia Raimondi che Di Maggio) rischia di rimanere scottato. […]
Il Parafulmini, il Predestinato, il Rimosso. […] I tarocchi delle elezioni gaetane denunciano tutta la crisi della politica che attraversa il nostro Paese. Se ci fosse la zingara che imperversava in televisione qualche anno fa estrarrebbe dal mazzo senza dubbio la sua carta definitiva: la Luna nera.
Aggiornamento: pubblicato qualche giorno fa un altro articolo di Ludik, in cui profetizza uno scontro a due.
Da un lato abbiamo il populismo civico che alla prova dei fatti si rivela capace di riattivare talune procedure di buona amministrazione ma incline al pressapochismo e alla demagogia. Il collante ideologico non c’è ed è rimpiazzato da quello personalistico. Dall’altro lato c’è la riscossa un nuovo autoritarismo gentile di destra, un blocco di potere capace di saldare la destra post-berlusconiana, gli avanzi dei vecchi partiti, i delusi moderati, i media. Un sistema con poche vaghe parole d’ordine sulla “serenità da ritrovare” e molta sete di riconquista. I cittadini, si sa, sono stufi delle attuali oligarchie di partito però hanno sempre voglia di affidarsi a un leader che gli lisci il pelo.
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