Elettronica delle telecomunicazioni analogiche, l’occasione mancata
Studio superficiale e sviste madornali mi condannano al crollo della media, dopo la sfilza di 30
Sì, lo ammetto, sono una schiappa in elettronica. Eppure, stamane, avevo l’occasione per poter rimediare alla falla, con l’esame di elettronica delle telecomunicazioni analogiche, unico corso di elettronica obbligatorio della laurea specialistica in ingegneria delle telecomunicazioni. Oggetto del corso sono gli amplificatori in classe A, B, C, sia in bassa frequenza che in radiofrequenza (tra i pochi dispositivi sopravvissuti alla digitalizzazione dell’intero mondo elettronico), e le reti di adattamento, che consentono di effettuare il massimo trasferimento di potenza al carico e qualche discussione sulle non linearità degli amplificatori, e le distorsioni.

E così i giorni sono passati, anzi, volati. All’appuntamento con l’unico appello di settembre, lunedì 8, chiedo gentilmente al docente., il ‘veterano’ del gruppo di Elettronica di Cassino, il prof. Giovanni Scarpetta (foto a fianco) di metterne un altro.
Un po’ irritato, il prof. acconsente. Qualche giorno in più, tiro un respiro di sollievo
Studio quasi a sufficienza, avrei anche potuto fare l’orale, oltre che l’obbligatoria prova scritta (1 ora per 4 domande teoriche + 1 ora per un progetto al computer, con il software PSpice della Orcad).
Eppure non ce l’ho fatta a chiedere di sostenere il facoltativo esame orale (che avrebbe cancellato,ed eventualmente peggiorato, il voto dello scritto). Ero stanco, stressato, sofferente.
Provo a risolvere gli esercizi alla bell’ e meglio, purtroppo il tempo è troppo poco per riflettere. Tutto di getto, tutto quello che ho studiato (a forza) in questi giorni. Il grande errore è la classica distrazione che mi porta a scrivere la formula della potenza come tensione al quadrato PER impedenza anzichè tensione al quadrato DIVISO impedenza: una svista imperdonabile. Risultato: 23, senza quell’errore avrei preso 25.
Rifletto un po’, nemmeno poi tanto, alla fine accetto. Forse nemmeno il prof. avrebbe voluto perdere tempo per interrogarmi all’orale, forse era già troppo che ero lì, a fare l’esame, da solo, in questo appello ‘straordinario’. E poi le voci non proprio rassicuranti sugli orali degli anni passati (il prof. è dettagliato e comprensibile nelle spiegazioni, ma parecchio esigente all’orale) mi avevano convinto a desistere. Sì, forse avrei potuto prendere 24, un voto in più. O forse addirittura mi sarebbe capitata la domanda su cui non sapevo nulla. Meglio evitare, meglio inghiottire quella pillola amara.
“Peccato”, continua a ripetere il prof., condannando la mia scelta ‘affrettata’.
“ERA un libretto così bello”. Già. La media del 29,1, un enormità a cui stentavo a crederci persino io, scende inesorabilmente a 28,5.
Vabbè, chissenefrega. Vorrà dire che dovrò impegnarmi in più in altri corsi, e poi per il 110 finale mi basta (si fa per dire) una media del 27,85.
Pazienza, dunque. L’elettronica non sarà mai il mio mestiere..
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