L’ultimo giorno di lezione
Questo 18 giugno 2009 credo che lo ricorderò a lungo. In concomitanza con lo scoccare della mia 27° primavera (approfitto per ringraziare i miei amici di Facebook che mi hanno fatto gli auguri), oggi è stato anche il mio ultimo, ultimissimo giorno di lezione all’università, ad Ingegneria a Cassino.
In un misto tra il liberatorio e il commovente, oggi, dopo una levataccia alle 5.50 del mattino, ho assistito alla lezione di ‘Intelligenza Artificiale’, quasi quattro ore piene, fino al congedo finale.
Addio dunque ai banchi ed aule, alle lavagnone piene zeppe di formule indecifrabili, a slide pieni di schemi e algoritmi assurdi a sbadigli trattenuti e a litri di caffè energizzanti. Addio a cattedre cosparse di pen drive per registrare le lezioni, pazientemente sbobinate a casa, per cercare di capirci qualcosa. Addio alle levatacce (nei primi tre anni di università, in cui facevo la spola tra Gaeta e Cassino sui rumorosissimi autobus Cotral) alle sei per arrivare alle otto a Cassino, e per attendere un’ora – un’ora e mezza prima dell’inizio delle lezioni, o peggio, doversene ritornare a casa perché la lezione era stata spostata.
In un misto tra il liberatorio e il commovente, oggi, dopo una levataccia alle 5.50 del mattino, ho assistito alla lezione di ‘Intelligenza Artificiale’, quasi quattro ore piene, fino al congedo finale.
Addio dunque ai banchi ed aule, alle lavagnone piene zeppe di formule indecifrabili, a slide pieni di schemi e algoritmi assurdi a sbadigli trattenuti e a litri di caffè energizzanti. Addio a cattedre cosparse di pen drive per registrare le lezioni, pazientemente sbobinate a casa, per cercare di capirci qualcosa. Addio alle levatacce (nei primi tre anni di università, in cui facevo la spola tra Gaeta e Cassino sui rumorosissimi autobus Cotral) alle sei per arrivare alle otto a Cassino, e per attendere un’ora – un’ora e mezza prima dell’inizio delle lezioni, o peggio, doversene ritornare a casa perché la lezione era stata spostata.
Addio ad aule insopportabilmente calde (d’estate, per la mancanza dell’aula condizionata; d’inverno, per i riscaldamenti accesi al massimo e ‘tarati’ in eccesso) ad aule ‘ghiacciaia’ che ti costringono quasi a metterti un giubbino jeans per non ammalarti.
Non so quante migliaia di ore di lezione ho assistito, e non lo voglio sapere. So solo che ho visto crescere il nuovo edificio di Ingegneria, quello accanto al parcheggio multipiano di Via Di Biasio: dalle lezioni in enormi aule da trecento (o più?) posti, con tutte sedie spostabili e scomodissime si è passati, attraverso muri di cartongesso, alla creazione di nuove aule, sempre più piccole e numerose, e quindi a lezioni più udibili e tranquille. Un’evoluzione che è andata di pari passo a quella degli ordinamenti didattici: dal ‘vecchio ordinamento’ (la laurea quinquennale, immutata da decenni) a quella del ‘nuovo ordinamento (cioè la laurea dei tre anni + due della specialistica – detta anche magistrale -, con esami ‘misurati’ in crediti formativi) e la sua trasformazione, a partire da quest’anno accademico, in ‘nuovissimo ordinamento (sempre 3+2, ma con esami ‘accorpati’ e più lunghi, e più possibilità di scelta con nuovi orientamenti alla laurea magistrale).
Insomma, è ora di dire basta, anche se l’addio definitivo all’ambiente accademico lo potrò dare solo un secondo dopo la proclamazione, nel giorno della mia laurea. Un giorno, ahimè, ancora lontano: ho finito, infatti, di seguire le lezioni, ma ora mi aspetta il compito più difficile, ovvero fare gli esami. E me ne restano ancora sette, più la tesi. Insomma, praticamente uscirò quasi trentenne da questa università. Che vitaccia.
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L’ultimo giorno di lezione,
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pensa a quello che ti aspetterà fuori :)…forza Ric
Va bè cmq è andata sarà un successo.
Auguroni per il compleanno e per la fine dei corsi.
Ciauuuz.
L’importante è trovare il lato piacevole e divertente delle cose serie, anche a 40 anni! Giacomo