Ingegneri delle telecomunicazioni in via di estinzione
La notizia è di quelle che stupiscono: esiste ancora un settore lavorativo in cui l’offerta supera ampiamente la domanda. In cui la ricerca di lavoro non assume affatto i connotati del dramma e in cui, paradossalmente, le difficoltà riguardano solo i soggetti che intendono assumere.
Stiamo parlando di Ingegneria delle Telecomunicazioni. Bastano pochi attimi, dati Istat alla mano, per accorgersi della tendenza: il 93,1% dei laureati trova lavoro a tre anni dalla laurea, e di questi, l’88,2% ha un lavoro stabile e continuativo. Una percentuale enorme, se rapportata alla media nazionale: solo il 56,2% dei laureati italiani, a tre anni dal titolo, riesce a trovare un’occupazione fissa.
Il quadro assume proporzioni ancora più sorprendenti se ci si affida ad Almalaurea, che rivela le tendenze occupazionali dei laureati italiani nel breve periodo. Così, il 75,2% degli ingegneri delle telecomunicazioni laureati nel 2008 lavora già, contro un 2,6% in attesa di prima occupazione. Sbalordiscono anche i dati regionali: lavora il 100% degli ingegneri emiliani, il 90% dei laureati all’Università di L’Aquila, l’ 87,5% di quelli che provengono da Genova e gli 85,7% di Catania; leggermente più attardati Parma (55,6%) e Salerno (50%).
C’è poi un ultimo dato da analizzare, ed è relativo a quella sparuta minoranza di ingegneri delle telecomunicazioni in cerca di occupazione, appena il 2,6% degli intervistati. Difficile persino da collocare territorialmente, perchè Almalaurea rivela l’assenza di laureati disoccupati in Calabria, a Cassino, Firenze, Genova e L’Aquila. Ed anche a Reggio Emilia, Modena, Parma, in Salento e a Siena. Le eccezioni, insomma, sono solo il 7% di Trento, il 5,4% dei laureati a Roma La Sapienza e appena un 4% a Bologna e Padova. Ad un anno, è bene ribadirlo, dal conseguimento del titolo.
Messi da parte i portentosi numeri, è lecito a questo punto chiedersi perchè, alla rassicurante velocità occupazionale, corrisponda invece un calo vertiginoso degli iscritti alle facoltà di tutta Italia; e perchè mai, nella scelta universitaria, si debba dribblare un approdo così sicuro e favorevole. Una tendenza che ha spinto una nota rivista di settore a dare l’allarme: gli ingegneri delle TLC stanno scomparendo; ad ipotizzare addirittura il rischio che le imprese italiane inizino a reclutare all’estero la forza lavoro necessaria.
Francesco Morabito, professore ordinario di Elettrotecnica, è stato fino allo scorso ottobre preside della facoltà di Ingegneria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria: "Non posso, purtroppo, che confermare il dato nazionale, rivelato anche da un’indagine condotta con il collega genovese Vernazza per la CoPI, la conferenza italiana dei presidi di facoltà: gli iscritti al corso di laurea in Ingegneria delle Tlc sono in calo da qualche anno. Per spiegare la flessione, parlerei di motivi strutturali e di caratteri, particolari, che connotano la realtà reggina. Un dato strutturale, che riguarda la facoltà su base nazionale, è dovuto ad alcuni limiti ministeriali che ne hanno disincentivato le immatricolazioni. Si è arrivati, infatti, negli anni d’oro di Ingegneria dell’Informazione (settore ingegneristico che comprende Informatica, Elettronica e Telecomunicazioni, n.d.r.), ben oltre i 150 iscritti annui in parecchi atenei. Una soglia sensibile, una cifra che implica, tra le conseguenze, il raddoppio dei corsi e un aumento del numero dei docenti".
Un problema di risorse, dunque, e l’onnipresente spettro dei tagli ai fondi accademici: "Si sono ridotti notevolmente i contributi che il Ministero fornisce – precisa Morabito -una tendenza esasperata dalla riforma Gelmini; più che il numero degli iscritti, adesso, si tende a premiare la facoltà che ha il maggior numero di studenti che passano in regola al secondo anno. Cambiano, dunque, gli obiettivi: è preferibile avere meno studenti, purchè siano molto motivati".
Da non sottovalutare, poi, le tendenze specifiche dell’ateneo reggino: "Una ricrescita del settore civile e un incremento nella scelta di Ingegneria Elettronica. E anche la constatazione che il tasso occupazionale è sì, alto, ma le aspettative del laureato erano maggiori, la domanda di lavoro non è così altamente qualificata, e anche le speranze di compensi maggiori risultano deluse. E infine il dato industriale, che dalle nostre parti gioca un ruolo fondamentale, con la chiusura di molte industrie. La crisi dell’ St, per esempio, ha avuto effetti a cascata, ripercussioni anche sugli iscritti".
La crisi dell’impresa ritorna puntuale nella disamina del prof. Riccardo Raheli, presidente del Consiglio di Corso della facoltà di Ingegneria delle Telecomunicazioni dell’Università di Parma. La scelta di interpellarlo non è affatto casuale, perché nell’ateneo emiliano solo 14 ragazzi hanno scelto, lo scorso anno accademico, la laurea in Tlc, contro i 337, per esempio, di uno dei corsi attivati ad economia. "Si assiste ad una flessione del settore telecomunicazioni – spiega Raheli – che interessa non tanto i servizi o le forniture, quanto invece il ramo manufatturiero, dopo il boom della seconda metà degli anni ’90. Le imprese non attraversano un periodo florido, prestano scarsa attenzione all’impiegato tecnico, al progettista e, quasi sempre, fanno errate valutazioni delle competenze dei laureati. Confondono la laurea triennale con la specialistica e persino col dottorato di ricerca. Infine, le considerazioni legate alle politiche di riduzione nel campo della ricerca non possono che demoralizzare gli studenti".
Il fattore retributivo, in particolare, sembra pesare in maniera decisiva nel ritorno ad altri indirizzi: "La battuta di un collega (“Basterebbe osservare dove girano i soldi. Nell’edilizia!”) fotografa la situazione e spiega il notevole incremento degli iscritti ad Ingegneria Civile. E’ vero che l’occupazione dei nostri laureati è piena, ma gli stipendi sono sempre poco superiori a quelli di un perito, che non ha sostenuto anni di studi faticosi". Di difficoltà del corso di studi parla anche l’ultimo dei docenti intervistati, il prof. Andrea Garzelli dell’Università di Siena, da anni alla presidenza dei corsi di laurea del settore. Con la precisazione, non trascurabile, che il calo degli iscritti riguarda soprattutto la laurea triennale: "Di flessione parlerei in relazione alla laurea di primo livello, per un disaccordo evidente tra il livello di difficoltà del corso e le figure richieste dal mercato del lavoro. L’assenza di una domanda specifica, sia nell’industria che nei servizi, ha provocato un assestamento delle matricole su corsi più generalisti. Le posizioni lavorative richieste, infatti, riguardano per lo più la gestione di reti telematiche per piccole aziende, e potrebbero essere ricoperte anche da altri ingegneri; il dato è confermato dalla bassissima percentuale di laureati triennali in telecomunicazioni che ritengono necessari gli studi sostenuti, solo il 16%. E’ un’ipotesi che ritengo verosimile, perchè lo studente, a fronte alla difficoltà oggettiva del corso, è orientato ad intraprendere inizialmente altri indirizzi, per poi, eventualmente, scegliere al biennio una formazione così specializzata. Prova ne è il fatto che il 63% dei laureati junior prosegue con la magistrale. Anche l’offerta universitaria segue la tendenza: solo 23 i corsi di primo livello attivati in Tlc dagli atenei italiani, contro i 32 delle lauree triennali". Un breve sguardo alla realtà locale e ai possibili rimedi conclude l’analisi: "La domanda di lavoro a Siena verte di più sui servizi, le banche, la finanza. Anche se molti dei nostri laureati trovano impiego per la Montepaschi, e la collaborazione con le imprese locali è sempre stata molto proficua, ritengo si possa fare di più. Anticipare il contatto tra studente e aziende, per esempio, con una maggiore offerta di tirocini e stage".
tratto da http://www.votailprof.it/Unimagazine/In-evidenza/Ingegneri-delle-Telecomunicazioni-in-via-di-estinzione-145301
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mio fratello invece è laureato in Ingegneria Informatica ed è un semplice precario…. Ciao e buone feste da Maria
Grazie Maria, auguri di buone feste e in bocca al lupo per tuo fratello..
Un cordiale saluto e tanti auguri per un Buon Natale e per 2010 pieno di tante cose belle.
Ciao vi do un consigli da laureato in Ing. delle Telecomunicazioni (LS) a Cassino (ma credo lo stesso valga per l’80% delle altre Università d’Italia)…LASCIATE PERDERE L?UNIVERSITA’ è tempo perso tanto andrete sempre e solo a fare i programmatori anche se siete ING: NUCLEARI (in italia cosi funziona)…tanto vale, finito il liceo o l’istituo secondario, fatevi corsi di programmazione JAVA, C++, PHP, DATABSE e troverete sicuro lavoro…ma di certo anche dopo 6 anni buttati a fare esami per avere il titolo di ING. sarebbe piu’ frustrante e deprimente pensare che cmq sarete considerati peggio di un operaio e alla pari di un qualunque diplomato con corsi…ciao buon natale e se siete iscritti ancora all’università soprattutto in Ing. TLC allora AUGURI…!!!
Tanti auguri a te e famiglia, nonno Lele!!
ciao Maria credo tuo fratello sia un caso ECCEZIONALE visto che anche se ti laurei col minimo a ing. informatica un lavoro lo trovi DAPPERTUTTO…!!!…
Mi sono laureata in ingegneria delle TLC l’anno scorso. All’inizio credevo che avrei trovato lavoro subito ma poi ho scoperto che le prospettive erano NERE. Tutti i principali laboratori che operano nelle Telecomunicazioni stanno chiudendo o hanno già chiuso. Perlomeno in Italia. Parlo di Motorola, Siemens, Nokia, Ericsonn che hanno licenziato un bel pò … Ho trovato lavoro in un’azienda di consulenza e faccio un lavoro alienante ( BUG FIXING)… per 1000 euro.
strano ….si vede che tuo fratello è proprio l’unico ing. informatico IDIOTA che esiste in Italia..