Riapriamo le case chiuse?
Di questo periodo si parla sempre più spesso di sesso.
Sesso malato, mercenario, disperato, virtuale o reale.
C’è chi, tanto per dire qualcosa, parla di prostituzione ‘virtuale’, facendo afferire nell’enorme pentolone di troie ed esibizionisti chiunque abbia un blog.
E poi le prostitute per necessità, in cambio di un affitto, o di un lavoro.
Infine la Santanchè ritorna a far parlare di sè, dopo il flop elettorale: "Riapriamo le case chiuse" e propone un referendum.
Ovviamente contraria la Chiesa, che così di fatto preferisce che migliaia di donne esercitino sulle strade, anzichè in luoghi controllati anche dal punto di vista sanitario, al riparo da bambini, e igienicamente controllate.
Per qualcuno si dovrebbero ‘colpire i clienti’, salvo dare la possibilità di poter incontrare mercenarie che esercitano in casa, contattabili dai giornali.
La situazione è complessa, ed è un po’ riduttivo dividere la prostituzione in due grandi fasce: prostitute stradali sfruttate, e prostitute ‘casalinghe’ libere e consenzienti.
Come la mettiamo con le prostitute che lo fanno liberamente e esercitano per strada? E con quelle, numerosissime, mercenarie (soprattutto cinesi e in generale straniere) che pur incontrando i clienti in casa sono in realtà schiave?
Alla fine probabilmente non faranno niente di niente. Ci sarà qualcuno che come sempre farà il controesempio della Svezia, in cui la prostituzione è vietata. Qualche discussione, qualche retata tanto per far scalpore, e poi di nuovo calma piatta.
Al massimo se ne parlerà in qualche trasmissione televisiva nel pomeriggio, tanto per trattare un argomento.
Oppure in qualche trasmissione sportiva, come fece Maurizio Mosca qualche anno fa: "Chi è che non è mai andato a puttane?"
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