Sciusci gaetani, ma il vero spettacolo è dei figuranti



E’ giunta ormai alla sua 25° edizione il festival dei sciusci, la rassegna dei canti tradizionali di San Silvestro Ma quest’anno, al di là dei costumi e degli strumenti che la folla gremita attorno al palco in piazza Di Liegro ha potuto ammirare i veri protagonisti sono stati altri.
Gin Sachs, la scosciata, Cocchetto “la zingara”, Malgioglio, Bin Laden, Geppetto: la figurante, il musicista, i presentatori e il cineoperatore di Tmo sono stati i veri mattatori della serata.
Ma andiamo per ordine, per favore.
Ad aprire la manifestazione è Lian, il presentatore dal ciuffetto biondo alla Malgioglio sbeffeggiato (ironicamente,s’intende) in diretta da Antonio Ciano in occasione della messa in onda del video del concorso di bellezza “Miss Ragazza più” della scorsa estate.
La presenza femminile sul palco è Monica, valletta – cantante (con poca voce, in verità) in rosso, con tanto di spacco di un metro sulla coscia destra, su cui, ovviamente la telecamerina di Ciano indugia in maniera ossessionante.
La serata è fredda, e alle otto e mezzo c’è il partitone Roma – Milan in tv: e così l’infastidito “re dello sciuscio” Nino Granata “Cocchetto” è costretto dai fischi del pubblico a tagliare il programmato pout – pourri dei suoi pezzi di battaglia, tra cui, come sottolineato dalla voce di Ciano, spicca la sua ‘Mamma Gaeta’, sempre emozionante nonostante qualche leggera stonatura.
Ritorna sul palco Lian ‘Malgioglio’, e con lui i Sarracini, il primo gruppo ad esibirsi, cui seguiranno a ruota, tutti gli altri, divisi in due gironi, A e B, per permettere, almeno in teoria, di velocizzare le operazioni di voto della giuria, la cui età media supera abbondantemente la settantina. A trionfare, come sempre, è la tradizione, forse più dell’anno scorso, quando belle esibizioni di gruppo, troppo moderne e originali non riuscirono, nonostante gli apprezzamenti del pubblico a calamitare i gusti della giuria, dal palato troppo sensibile al repertorio classico.
Qualche intermezzo tra un gruppo e l’altro è d’obbligo, anche se gli stacchetti di musica techno fanno a pugni con i ritmi cadenzati de “gl’ pover’ pover’” che vengono da “Casoria e Messina pé purtà stu buon inzignial’” con l’urzo, le forbici, il martello, la rattacas’ e dare “nu’ buon principiu d’ann’”. È proprio in questi intermezzi che quelli che ho chiamato figuranti pian piano fan capolino e nonostante fischi e casse acustiche traballanti fanno la loro figura:
Ciano, con il cappellino blu “Forza Napoli”, con il tricolore coperto e gli occhiali sul naso (‘Geppetto!!’ urla un amico, venuto apposta da Formia assieme al benestante amico Vincenzo), che regala numerose inquadrature (peccato l’oscurità, visto l’orario) alla folla, e stacchi sulla folla (io e l’immancabile reporter Ludik veniamo più volte ripresi e nominati : “Ecco Luca Di Ciaccio e Galesi” – Galesi?!? – i dominatori di Internètt!!!);
Gin Sachs e la sua fisarmonica personalizzata con tanto di nome;
il vecchio di “‘O primm’ vas’ a Serapo”;
il già citato Cocchetto, vestito da gitano, che fa da tappabuchi in attesa dei risultati della vetusta giuria.
Siamo ai saluti.
La band di un commosso Cocchetto intona Franceschiello (ghiotta occasione per la tiritera di Ciano sui Borbone e i ‘pagani dominatori’ Savoia); chiude la rassegna Liam con qualche battuta scadente che non riesce a trattenere la folla, che ormai ha preso la via di casa.
Peccato, si perderà le note “Lauretta mia” di Gigione dalla fisarmonica di Gin Sachs.

 


Per la cronaca il premio di 500 euro è andata al gruppo “Enrico e gli altri”, gli unici ad aver distribuito (o meglio, lanciato) al pubblico il testo della loro esibizione.
Apocalittica la chiusura di Ciano, che, prima del classico “Tmo, la prima telestreet d’Italia, vi ringrazia e vi saluta” , indicando i vincitori sul palco, fa: “ecco le nuove leve, le future generazioni, che con le leggi di Berlusconi, andranno in pensione solo con 40-45 anni di contributi. Perciò si affideranno a delle società di assicurazioni private, che falliranno costringendoli a chiedere l’elemosina per strada.”
Ma non c’è tempo per discutere, ormai non c’è più nessuno. Arrivederci al prossimo anno.

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