La passione di Cristo



il sangue di ‘The Passion’ Dl Getsemani al sepolcro, ogni attimo della sofferenza del Cristo, fino all’ultima goccia di sangue.
Ho visto anch’io “The Passion” di Mel Gibson, in una delle mini – platee del multisala del Mare, a Formia, che pur avendo molto da invidiare rispetto ai corrispondenti grandischermo della Capitale non pecca in comodità e audio.
Calamitato dal grande clamore che ha accompagnato l’uscita del film a ridosso del venerdì santo, la pellicola è uno stupendo, quanto crudo affresco sulle ultime ore di Gesù, una via Crucis che desta ribrezzo ma che affascina profondamente lo spettatore, commuovendolo e sfiancandolo per l’asprezza della flagellazione, per il dolore implacabile di Maria, per i litri di sangue versati.

Il film, girato a Matera e Cinecittà e dal cast per la maggior parte tricolore,
è una vera e propria macelleria, hanno detto molti, gridando allo scandalo. “E’ un film splatter”, mi rivelava, l’altro ieri, Ludik. “Gibson ha preso un pezzo di carne e lo ha ridotto in pezzi”, continuava, sulle orme della critica di Zeffirelli, Damiano Ciano, nel tabacchino del padre Antonio, fondatore della telestreet gaetana TelemonteOrlando.

 


Dello stesso parere anche Brengola, anche se confessa di aver visto un film in cui “non mancano le citazioni, come quando il diavolo (splendidamente interpretato da una tetra e smunta Rosalinda Cementano) camminano in parallelo”.
Rispondo con una citazione dello studioso Vittorio Messori su “Lo Specchio della Stampa”: “Per un credente vedere quelle immagini ha un significato, non è violenza gratuita: la redenzione passa attraverso il ‘servo di Jahwe’, e il film si apre con la citazione di Isaia, sul servo sofferente, che non ha più figura umana.
E’ il significato della Passione: Cristo ha preso su di sé tutto il male del mondo. Un profondo significato salvifico, teologico, eucaristico. Una messa, una proto- messa.” Insomma, nessun scandalo è accettabile, anche se personalmente non porterei a far vedere il film ad un bambino piccolo, e magari impressionabile.

 
In ultimo l’accusa di antisemitismo. La ferocia della folla ai piedi di Pilato e dei Romani nella flagellazione non deve però far dimenticare che Gibson ha voluto rendere universale la colpa del massacro di Cristo: non a caso ha voluto lui stesso piantare per primo il chiodo nella mano di Gesù.
Un unico rimpianto: Gibson poteva allentare la tensione con una più lunga scena sulla resurrezione, magari con un incontro con i discepoli, un volto finalmente sereno della Madonna.
Ma probabilmente sarebbe apparso come un’americanata. Meglio così, allora.

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