Non parlo mai di politica,ma..
Non parlo mai di politica perché, lo ammetto, sono un ignorantone in materia.
Ma quando leggo un post di Capperi, come quello del 18 aprile (peccato, Capperi non ha né i permalink né il feed) che suona come l’arringa di un avvocato antipalestinese a difesa della barbara uccisione di un uomo (delinquente o no che sia, terrorista o no, è pur sempre un uomo e va rispettato), mi viene il disdegno.
“[…]in Europa e nel mondo, molta gente tende ad essere indignata. Non ha sofferto il terrorismo sulla propria carne e può permettersi i bei sentimenti: prova orrore dinanzi all’assassinio di Stato e dimentica che la carcerazione è un sequestro di persona di Stato; […] Gli omicidi mirati di Israele […] impongono a chi pianifica la morte di sapere che forse sta pianificando anche la propria. È lecito sperare che questo possa costituire una spinta verso la pace.”
Ma è davvero giusto considerare i palestinesi come gli aggressori e gli israeliani come coloro che attaccano in maniera mirata per difendersi?
E altro che pace se si uccide un leader, terrorista, ma comunque seguito, amato da una gran folla: si provoca solo una terribile vendetta. E di mezzo, come al solito, ci sono solo loro: i civili innocenti.
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