Campi elettromagnetici 3, finalmente un giudizio Migliore
A digiuno di esami da 5 mesi, un incubo che finisce. Nella mattinata anche un respinto e un 18 rifiutato
L’odissea è finita, finalmente. L’esame di campi elettromagnetici 3, ora ribattezzato ‘propagazione guidata’, dopo ben 5 mesi dall’ultimo esame, quello di elettronica per telecomunicazioni, è finalmente alle spalle.
Ma c’è voluto tanto, tantissimo sforzo. Davvero troppo, anche per un esame da 6 crediti come questo.
Forse perché alla complessità della miriade di formule da digerire e soprattutto da capire, questa volta si è aggiunto anche un ulteriore ostacolo: il giudizio del docente (bravissimo nelle spiegazioni in aula, ma troppo meticoloso e rigido al momento dell’esame), in netto contrasto, insomma, con i canoni di un nuovo ordinamento, in cui è decisamente meglio laurearsi in tempo con un voto discreto che lasciarsi cadere addosso anni e laurearsi fuori corso, anche se con un voto di tutto rispetto.
Già mi lamentavo nel post sullo scorso appello sui metodi che il prof. M. D. Migliore, riservava per il giudizio dello scritto: in sintesi, per lui è meglio lasciare in bianco, piuttosto che scrivere e poi fare anche solo un errore di concetto, quando invece, per la maggioranza dei suoi colleghi, un esercizio errato o non fatto è penalizzante nella stessa maniera.
Nello scorso appello, quindi, a causa di un piccolo momento di confusione, giudicato più che pesantemente, ero costretto a rimandare la tesi a data da destinarsi, e ricominciare, ancora una volta, lo studio della propagazione guidata, tra equazioni di Maxwell, trasporti di impedenza, adattamenti, calcoli di energie, potenze e fattori di merito, nonché svariate pagine di dimostrazioni.
Il caldo di questi giorni sicuramente non ha aiutato, e mi trascinavo nello studio di una materia che, ahimè, non ho mai amato, fin dall’esordio, due anni fa, con il primo modulo di campi elettromagnetici, in cui mi salvai con un grandioso ventisei, ma solo perché presi allo scritto il massimo, A.
E proprio A ho preso anche oggi, uno scritto dunque eccellente, (soprattutto grazie all’aiuto della supercalcolatrice TI- 89), dopo i due fallimenti degli scorsi appelli: una storia che si ripete, dunque, quasi una condanna a mettercela tutta nello scritto, per poi stare un po’ più tranquillo nella prova orale.
E di tranquillità ne avevo più che bisogno, anche vista la non poca severità del prof., che nel frattempo aveva liquidato con un 18 (poi rifiutato) una studentessa con la media del 28 (colpevole, secondo lui, di aver studiato a memoria) , e aveva respinto un collega allo scritto.
Alla fine è un meraviglioso, anche se sudatissimo, ventotto, dopo un orale (domanda sul teorema di Poynting, nel dominio del tempo e dei fasori) un po’ confuso (avevo appena finito lo scritto, un emicrania che non vi dico).
“Hai un libretto ‘altalenante’ ”, mi dice il prof., riferendosi al divario eccessivo tra i 30 e i numerosi 27 da una parte e i non pochi 22, 23 e 24, dall’altra, con punte minime di 19 e 20, presi in tutta fretta, senza quasi pensarci, solo per andare avanti, per non perdere altro tempo.
“Fai male”, conclude lui, forse non immaginando che di fronte la delusione per un voto basso non rifiutato può essere ben colmata dall’andare avanti, e magari farne altri di esami, nel frattempo, sperando di prendere voti più soddisfacenti.
Adesso, finalmente, posso respirare un po’, per poi ributtarmi, a capofitto, per l’ultimo esame di questa laurea triennale. Ancora campi; campi elettromagnetici 2, un’altra mazzata. Speriamo bene.
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