Il referendum del 25 e 26 giugno visto dal seggio
Caldo, scuole chiuse, gente in vacanza: da diversi anni, se non da sempre, a questa parte, questo è lo scenario tipico che accompagna il referendum.
Quest’anno, poi, al referendum si è accompagnato l’evento sportivo dei Mondiali, con la partita dell’Italia proprio a ridosso dello scrutinio. Inutili, comunque, le preoccupazioni della vigilia su possibili brogli di scrutatori, segretari e presidenti ‘distratti’ da urla di rabbia o di gioia dei tifosi provenienti dalle strade, dalle piazze, dai bar, dagli appartamenti vicini: alle 17 la maggior parte dei seggi aveva già finito lo scrutinio, e nel mio caso, il seggio 4 di Gaeta, dove, con un piccolo colpo di fortuna, sono stato preso come scrutatore, aveva chiuso baracca e burattini già alle 15.30.
Ma cominciamo con calma, questo piccolo resoconto di questi due giorni chiusi dentro quattro mura, a metter su firme e timbri.
104 euro, faseppur pochini,nno sempre comodo e così, nonostante non ero stato nominato, mi presento il sabato alle 16.00, come avevo fatto nell’ultimo referendum (quello sulla fecondazione assistita) e in quello prima (quello sull’articolo 18), riuscendo in entrambe le volte a sostituire uno scrutatore assente.
Non c’è due senza tre, e anche questa volta sono fortunato.
Nel seggio, oltre la presidente Lina (aspetto da Claudia Vinciguerra, ma molto, molto più grassa), presidente con esperienza ventennale (“quando tu sei nato”, mi dice, io ero già scrutatrice, e poi ho fatto ‘carriera’), e al fratello Pasquale, segretario, un po’ petulante, fisico asciutto, trascurato nel vestire, a formare il seggio c’è la già citata Alessandra, matrona tutto casa, famiglia e figli, e il vicepresidente Tommaso, il più anziano, esperienza da scrutatore e da capo – rappresentante di lista, moderatore saccente nelle discussioni che più volte vengono aperte all’interno del seggio.
Bene, al lavoro. Al solito c’è da timbrare e vidimare qualche centinaio di schede, firmare il verbale, sigillare porte e finestre.
I due giorni dopo a regnare sarà la noia, come un qualsiasi referendum. Nemmeno paragonabile il clima di tensione che si può respirare durante il voto per le comunali, dove c’è un via vai di elettori, rappresentanti di lista pronti a far polemica al minimo errore di presidenti e scrutatori, candidati che fanno propaganda per i corridoi e che accompagnano le vecchiette in cambio del voto, vip locali che fanno pseudocomizi, che azzardano previsioni e chiedono continuamente la percentuale di affluenza dei votanti.
I due giorni dopo a regnare sarà la noia, come un qualsiasi referendum. Nemmeno paragonabile il clima di tensione che si può respirare durante il voto per le comunali, dove c’è un via vai di elettori, rappresentanti di lista pronti a far polemica al minimo errore di presidenti e scrutatori, candidati che fanno propaganda per i corridoi e che accompagnano le vecchiette in cambio del voto, vip locali che fanno pseudocomizi, che azzardano previsioni e chiedono continuamente la percentuale di affluenza dei votanti.
Invece, nei referendum, calma piatta, piattissima.
Nel frattempo dall’altro seggio (quello di Katia) si diffonde la notizia di un elettore, piuttosto anziano, che entra nella cabina, fa un po’ di casino, vota, poi esce e urla, tutto compiaciuto: “Ueh, presidé, devi vedé che scarabocchio che ho fatt’ ‘n copp’ alla scheda!!!”.
Cominciano poi a giungere i volti noti di TelemonteOrlando, come Giampiero Armenio, Erasmo Di Perna (in arte Erasmo Lombardi, il famoso telecronista sportivo delle differite delle partite del Gaeta, che fa un baffo ai professionisti della Rai nelle partite del mondiale), e naturalmente Luca Di Ciaccio, tutti e tre votanti nel seggio n°4: una foto da ‘vip’ ad immortalare l’evento c’era tutta, peccato, non ho colto l’attimo…
Cominciano poi a giungere i volti noti di TelemonteOrlando, come Giampiero Armenio, Erasmo Di Perna (in arte Erasmo Lombardi, il famoso telecronista sportivo delle differite delle partite del Gaeta, che fa un baffo ai professionisti della Rai nelle partite del mondiale), e naturalmente Luca Di Ciaccio, tutti e tre votanti nel seggio n°4: una foto da ‘vip’ ad immortalare l’evento c’era tutta, peccato, non ho colto l’attimo…
Mancava solo Antonio Ciano, fondatore della telestreet gaetana, e che, notizia delle notizie, nelle ultime elezioni (quelle di aprile) ha fatto il presidente di seggio, come rivela la presidente Lina, immobile come una statua del Budda (per sentire il meno caldo possibile) su una piccola sedia da scuola elementare più piccola di una sua natica, e che sembra vacillare sotto la sua mole da un momento all’altro.
“Antonio Ciano” continua Lina “è stata il mio primo presidente in assoluto in un seggio, quando ero ancora scrutatrice”. Subito rivelo la confidenza a Luca, meravigliatissimo, che mi trattiene per un po’ proprio nei momenti di maggior affluenza, intorno alle sei – le sette del pomeriggio.
Arriva finalmente la serata. E come al solito, manco lo facessero apposta, si presentano due elettori fuori tempo per votare, e subito rispediti a casa e ‘rimandati’ al giorno dopo.
La voglia di ritornare a casa e il desiderio di una doccia rigenerante vince su tutto.
Siamo all’ultima mattinata di votazione. La stanchezza del giorno prima e le pochissime ore di sonno (sveglia alle 5.30) si fa sentire, e nemmeno qualche litro di caffè caldissimo nel termos di Alessandra mi fa risvegliare. Ci riprendiamo solo verso mezzogiorno…
Il tempo di una pizzata veloce, un po’ di coca cola per rimettere a posto lo stomaco, scatta l’ora fatale, le 15.00, si contano le schede e via dal seggio. Sono le 15.40: il tempo dei saluti e via, verso casa, mentre già i tifosi strombazzano per l’imminente partita della Nazionale.
Anche questa è fatta.
Anche questa è fatta.
Appuntamento, se Dio vuole e soprattutto se la fortuna mi assiste ancora, alle prossime elezioni: le comunali di Gaeta. Un far West, o quasi.
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