Campi elettromagnetici 2, il miracolo dell’ultimo esame



Impreparatissimo, provvidenziali gli appunti di un collega, orale ‘clone’ di Campi 3. Ora la tesi

Nei vari post dedicati agli esami, tutti (o quasi) raccolti nel megalomane libretto universitario del sottoscritto, avevo sempre raccontato di mille difficoltà e peripezie per superare ogni esame, giornate intere passate sui libri per conquistare de facto a fatica un ventiquattro, prove scritte ripetute anche cinque o sei volte, ore passate davanti a computer bollenti per la calura estiva, quando tutti gli altri si godevano il solleone a qualche centinaio di metri in linea d’aria, a Serapo.
Questa volta, però, volevo un po’ staccare la spina, superare l’ultimo, l’ultimissimo esame della laurea triennale in maniera quasi rilassata. Certo, senza esagerare.
D’altronde la media dei voti sul libretto parlava chiaro: bastava un 21 per non rovinarmi la media, e sperare in un 104 come voto massimo alla laurea.

Impresa mediamente facile, ma non elementare, perché mi ero lasciato come ultimo esame proprio Campi elettromagnetici 2 (ora ribattezzato in Campi 1), modulo dedicato alla propagazione nello spazio libero, fra antenne. Come qualsiasi esame della ‘triade’ dei Campi, anche questo era un ammasso di formule, anche se nemmeno lontanamente paragonabile alla difficoltà di Campi 3.

Comunque, sarà stato il caldo, saranno stati i Mondiali, saranno stati gli appunti presi male, alla vigilia dell’esame (scritto + orale, nella stessa giornata, come da copione per tutti gli esami di campi) ero impreparatissimo. Non ricordo nessun esame affrontato con così tante lacune: intere pagine di dimostrazioni praticamente saltate, e poi non sapevo fare nessun esercizio della prova scritta.

In extremis, a fine mattinata del giorno prima dell’esame, mi faccio prestare gli appunti da un collega, nell’appartamento vicino al mio, a Cassino.

Sarà la vera svolta, l’asso nella manica per chiudere il libretto: assimilo quanto più posso, imparo a fare esercizi sulle antenne, mi scrivo qualche formula sulla calcolatrice Ti – 89, valido alleato nel precedente Campi 3, studio e ripasso fino a tardi.

Poi il giorno fatidico. Scritto facile, siamo in 4. Il prof. F. Schettino è per fortuna il più accondiscendente e generoso di voti della triade PanarielloMiglioreSchettino, e difficilmente boccia, anche se all’orale vale sempre l’assurda regola ‘una domanda: se la sai si continua, altrimenti bocciato’.

Lo scritto va bene (B, un paio di errori, delle ingenuità su Eulero – in parole povere confondo il seno con il coseno, meno male che l’angolo è 45°), l’orale è praticamente un ‘clone’ di campi 3: Teorema di Poynting nel dominio dei fasori + valore medio del prodotto nel dominio del tempo e dei fasori.

Alla grande. Alla fine è un insperato 28, quasi superfluo per la media, che si assesta a quota 26,41.

 


Un paio di voticini in più sparsi su uno qualsiasi dei 32 esami del triennio, mi avrebbe portato a sperare in un 105/110.

Inutile recriminare quel pietoso 19 a Termodinamica e il 20 a Teoria dei Fenomeni aleatori, ora bisogna guardare avanti.
C’è la tesi, ma non solo; rimangono da sbrigare gli ultimi adempimenti burocratici, devo comprare una stampante decente (la mia Epson 660 non reggerebbe al colpo di stampare 3 o 4 copie di una tesi) e devo anche pensare al nuovo coinquilino che sostituirà Maicòll, l’ingegnere avellinese trasfertista che lascerà la casa di Cassino entro fine mese.
Insomma, un periodo caldo, caldissimo. Altro che vacanze…

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