Dawkins, lo scienziato inglese contro i bambini Down

Lo scienziato Richard Dawkins contro le madri che decidono di non abortire dopo aver saputo che il loro figlio nascerà con la sindrome di Down
Come si suole dire la libertà d’espressione è un caposaldo di qualsiasi paese voglia essere chiamato civile, così come il rispetto di qualsiasi opinione. Indubbiamente, tuttavia, ci sono casi in cui determinate parole scuotono l’opinione pubblica e creano polemiche, a maggior ragione se provengono da studiosi con un certo seguito.
E’ il caso di Richard Dawkins, scienziato e studioso inglese particolarmente conosciuto per essere un ateo convinto e per aver scritto alcuni libri di un certo successo, come “Il gene egoista”, “L’illusione di Dio” e “Le ragioni per non credere”.
Dawkins, che in passato aveva già suscitato scalpore per alcune dichiarazioni contro i musulmani, è finito al centro di una vibrante protesta dopo aver scritto un tweet in cui sostiene che mettere al mondo bambini che soffrono della sindrome di Down è immorale.
Lo studioso ha infatti usato il suo profilo Twitter, che vanta oltre un milione di followers, per rispondere a una donna che esprimeva dubbi etici sulla scelta da fare in caso di gravidanza in cui è coinvolto un bambino Down, consigliandole di abortire e riprovare. Inevitabile il tweet di Dawkins ha subito suscitato una marea indignata di risposte, ma questo non sembra aver turbato più di tanto lo studioso, che in alcuni tweet successivi ha prima sostenuto che i bambini autistici debbano invece essere tutelati, in quanto dotati di alcune capacità sopra la media, e poi è tornato alla sua battaglia contro chi soffre della sindrome di Down, non accettando la definizione di mostro solo per aver suggerito di effettuare una pratica, l’aborto, che accade normalmente alla maggior parte dei feti affetti da questa patologia.
Inevitabile anche la presa di posizione da parte dell’Associazione Sindrome di Down britannica (Dsa), la quale ha dichiarato che i bambini colpiti da questa malattia hanno il diritto di vivere.
via: http://www.repubblica.it/
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