Il Regno Unito dichiara guerra ai “troll” su Internet

Fino a due anni di carcere per chi fa il troll online, intervenendo in discussioni allo scopo di creare flame e di insultare gli altri utenti
Chi frequenta abitualmente i Social Network si sarà quasi sicuramente imbattuto almeno una volta in un cosiddetto “troll”, e cioè un soggetto che dietro l’anonimato garantito da Internet, critica, offende e insulta ripetutamente gli altri utenti, con la particolarità di concentrare i propri improperi verso le persone famose.
Twitter, Facebook, Forum di vario tipo, sono tutti terreni fertili per soggetti che, utilizzando nickname fittizi, hanno come unico scopo quello di provocare e attaccare singole persone. Per quanto la diffamazione anche in Rete sia un reato, il fenomeno è arduo da arginare proprio per la particolarità dell’ambiente in cui questi individui si muovono e per la difficoltà a risalire alle loro identità, ma il Regno Unito ha deciso di mettere in atto un giro di vite contro questi troll, dopo l’ennesima guerra mediatica scatenata contro un personaggio pubblico.
A fare le spese di questo attacco è stata la giornalista Chloe Madeley, colpevole di aver difeso la madre, famosa anchorwoman, autrice di alcuni commenti che esprimevano perplessità sulla condanna a due anni mezzo comminata a Ched Evans, calciatore dello Sheffield United accusato di violenza sessuale. Le due giornaliste avevano definito come non violento il crimine del giocatore, attirandosi feroci critiche dalla rete e minacce di stupro.
Ad annunciare maggiore attenzione verso il fenomeno è stato Chris Grayling, ministro della Giustizia britannico, che ha definito inammissibile che determinati comportamenti non tollerati nella vita reale restino impuniti su Internet, arrivando a definire i troll come dei codardi. Le minacce online, quindi, cominceranno a essere competenza dei tribunali tradizionali (invece che di quelli locali), mentre i responsabili di discriminazione e insulti online potranno essere condannati da un minimo di sei mesi a un massimo di due anni di detenzione.
via: http://www.repubblica.it/
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