Ismail, il bambino di Belluno “arruolato” nell’Isis

Una donna residente in Italia ha visto le foto del figlio a fianco di combattenti dell’Isis. E’ veramente lui?
E’ bastata una manciata di foto pubblicate sul profilo Facebook di un gruppo jiahidista, ma Linda Solano Herrera, donna cubana residente nel bellunese, non ha dubbi quando sostiene che il bambino immortalato è Ismail, il figlio rapito un anno fa dall’ex marito e portato in Siria. Il piccolo, che oggi ha poco più di tre anni, compare al fianco di alcuni combattenti, ma nonostante i collegamenti con l’Isis siano evidenti, gli inquirenti nutrono qualche dubbio sul fatto che il bambino in questione sia proprio Ismail.
Il bambino era stato portato via dal padre nel dicembre del 2013, con la scusa di portarlo a vedere ai parenti bosniaci. L’uomo, in realtà, riuscendo sempre a ingannare l’ex moglie, si era avvicinato pericolosamente all’Isis diventandone un combattente, così che con il figlio è arrivato fino in Siria, dove è poi morto in battaglia nel gennaio del 2014. Il fatto che Ismail ora sia in mano ai militanti dell’Isis è stato confermato alla donna da alcuni parenti dell’ex marito, ma soprattutto dai carabinieri dei Ros di Padova, che da un anno indagano sulla vicenda e che confermano l’usanza jiahidista per cui il figlio di un combattente non deve essere restituito e resta in custodia ai compagni combattenti.
Gli stessi carabinieri, tuttavia, nutrono forti dubbi sul fatto che il bambino nelle foto possa essere Ismail, ma ritengono di aver comunque individuato la zona dove viene tenuto, confidando di poterlo riportare a casa anche grazie all’aiuto della Farnesina, che pur non avendo il dovere di intervenire, visto che Ismail non è italiano, sembra stia portando avanti una trattativa per ragioni umanitarie. Secondo i Ros è importante agire in fretta, perché, anche se non è ancora arruolabile per la giovane età, Ismail sta crescendo in un ambiente fortemente radicalizzato, con le inevitabili conseguenze dal punto di vista psicologico.
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