Italia declassata e in fallimento – il sogno di un’Italia migliore

Il declassamento di Standard & Poor’s è il segnale definitivo del lento declino del Bel Paese, oramai sull’orlo del fallimento.
Ma che l’Italia era una nazione quasi da terzo mondo, noi italiani lo sapevamo già.
Il sottoscritto, nato in Italia e orgoglioso del Paese Italia (dal punto di vista paesaggistico, enogastronomico, storico, per la moda e la qualità indiscussa di molti prodotti industriali) e fortemente deluso dal Sistema Italia, sogna una nazione diversa.
Sogno un Italia in cui la benzina non costi più che della media degli altri Paesi Europei, in cui gli sms costino 5 centesimi e non 15, un’Italia in cui avere un’assicurazione auto, un Adsl, un piccolo deposito in banca non comporti a fne anno un salasso (tra spese, commissioni, bolli e canoni).
Sogno un’Italia in cui non bisogna fare file di ore a sportelli per avere informazioni (e vieni rimpallato da un ufficio ad un altro), un’Italia più onesta, con meno zoccole orgogliose di prostituirsi col potente di turno e che osannano ad una vita da ‘leone’ contro ogni regola.
Sogno un’Italia meno violenta, meno razzista, meno divisa, meno leghista.
Un’Italia in cui i giovani possano uscire fuori di casa, permettersi un affitto, costruirsi una famiglia senza arrabattarsi per arrivare a fine mese.
Un’Italia in cui una laurea in ingegneria ti dia la possibilità di fare l’ingegnere senza emigrare all’estero.
Un Italia le cui università non sono duecentesime o trecentesime nel mondo, ma che si distinguano, quantomeno in Europa, per valenza e serietà.
Sogno e spero in un’Italia governata da responsabili, e non da straricchi esaltatati sessuomani che ci facciano deridere da mezzo mondo.
Un’Italia con una televisione in cui si facciano programmi culturali, di qualità, senza guardare unicamente all’audience, magari ‘gonfiata’ grazie a donnine che sculettano in perizoma.
Un’Italia più libera e meno moralista, in cui si possa fare una politica per famiglie tradizionali e non, senza la minaccia dell’intervento ideologico del Vaticano.
Un’Italia in cui tutti si rimboccano le maniche, senza più falsi invalidi, senza evasori fiscali che ingannano e lucrano su uno Stato oppresso dalla burocrazia, ma incapace di fare efficaci controlli per stanarli.
Un’Italia in cui sia debellato il lavoro nero e non ci siano morti bianche, e vengano chiuse per sempre fabbriche che risparmiano sulla sicurezza dei lavoratori.
Vorrei un’Italia in cui i trasporti siano efficienti, le strade sicure, i pendolari che si alzano all’alba possano arrivare in ufficio o in fabbrica senza essere già stanchi e stressati dal viaggio in treni sporchi, rumorosi e iperaffollati.
Un’Italia che investa nella ricerca, che trattenga l’emorragia di talenti in fuga verso l’estero.
Una nazione che valorizzi le nuove generazioni anziché umiliarli definendoli bamboccioni e costringendoli ad un presente da precari e ad un futuro senza pensione. Un’Italia che valorizzi gli anziani, con una sanità senza sprechi, senza tagli al personale medico e paramedico, che non costringa i pazienti a attese di anni per una Tac.
Un’Italia che ci renda tutti orgogliosi di essere italiani.
[foto inizio articolo: http://revenews.info ]
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