Discriminazione sul lavoro e pari opportunità, il racconto di una lettrice

Per questo articolo, sarebbe necessario un’introduzione del tipo: “In Italia per quanto riguarda il mondo del lavoro la situazione sta diventando sempre più vergognosa e inaccettabile, ma molto più di quanto possiate immaginare”…
Vi racconto anche la storia di una lettrice che ci ha scritto e ha chiesto la pubblicazione.
Ricordo in un periodo, andando indietro nel tempo, alcune domande che il mio datore o il mio capo settore mi rivolsero: avendo instaurato un rapporto di confidenziale amicizia con loro, pure se inizialmente titubante, mi fidai in seguito a dare risposte esaurienti e sincere.
Le argomentazioni trattate avevano poco a che fare con il mio lavoro, ma mai, e ripeto mai,avrei creduto di danneggiare me stessa rispondendo.
Inoltre, quando finivo il turno serale guardavano sempre se fuori, all’interno dei parcheggi, c’era qualcuno che mi aspettava; comunque non diedi molto peso alla cosa anche perchè, almeno in apparenza, non potevano esserci nessi logici da associare. Invece no.
A tutto questo vi era dietro un secondo fine che capii in ritardo: con l’avvio della nuova gestione e causa della crisi, stavano facendo un netto taglio del personale.
”Tutti siete utili ma nessuno è indispensabile”: sempre cosi dicevano in quell’ambiente, per tutto il percorso lavorativo.
Se solo ci penso mi sento ancora risuonare questa frase nella mia testa che metteva timore a tutti, e così come sto per raccontarvi, andò a finire.
Fatto sta,che essendo cose personali più di tanto a parlarne non mi sbilanciavo mai, ma le medesime domande col tempo divennero perpetue ed insistenti, giorno per giorno e soprattutto mentre ero presa a svolgere i miei compiti: ”ti sei fidanzata?”, ”hai il ragazzo?”, “che progetti hai esattamente con lui per il futuro?”.
Ed ancora: ”il tuo ragazzo sta lavorando,a che punto è con gli studi?”
Il giorno che diedi le risposte che volevano fu il mio ultimo o il penultimo giorno di lavoro, non ricordo con precisione.
Vi è mai capitato che vi hanno fatto domande personali come queste, durante un lavoro o durante dei colloqui di lavoro?
Se è no, prestate attenzione a quanto sto per scrivere e fatene tesoro; se invece ve le hanno fatte, diffidate…
Secondo l’articolo 27 del Codice delle pari opportunità, la legge queste domande personali le vieta.
Non siamo nuovi a forme di discriminazione sul lavoro: i datori non ti assumono se sei mamma, anche se sei perfetta per l’incarico.
Ma la situazione negli ultimi tempi si è aggravata; ho sentito storie inaudite:
se sei anche un’aspirante madre,non sei mai una buona candidata ed anche se riesci ad ottenere il lavoro non appena vengono a sapere alcune informazioni, la percentuale di perderlo è superiore al 40% rispetto ad un uomo.
Stavolta,non sono qui per generalizzare, questo non posso farlo, perchè ogni situazione è univoca, ma intendo farvi altri racconti simili al mio che testimoniano appunto quanto in Italia sta accadendo.
Si finirà per far parte di una nazione priva e dico priva di ogni valore umano.. .come dobbiamo sentirci noi giovani nella nostra sensibilità?
Una mia amica mi ha raccontato che ad un colloquio una volta gli chiesero se aveva intenzione di avere figli negli anni successivi: che risposta poteva mai dare all’età di soli 23 anni e senza neanche un ragazzo?
Ad un’altra ragazza addirittura, chiesero se la sera aveva l’abitudine di uscire; ad un’altra ancora (laureata in psicologia con master) il responsabile delle risorse umane gli disse che non potevano assumerla perchè fra i requisiti era richiesto che doveva essere libera da interessi sentimentali.
Inoltre lessi di recente, in una lettera pubblicata su una nota rivista, il caso di una ragazza di 29 anni che lamentava appunto lo stesso problema: con 2 lauree e un master, per lei trovare lavoro all’estero non era affatto un problema, anzi.
Quando ritornò qui in Italia, invece, fu respinta da vari studi legali perchè aveva una relazione stabile. “Troppo rischiosa”, così venne definita.
In Italia il 34% delle donne dai 25 ai 54 anni non percepisce reddito ed il 30% delle madri che lavorano, sono costrette a lasciare per motivi familiari, dico, siamo nel 2012 o ancora nel Medioevo?
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